Un saluto a tutti, cari amici lettori.Vi volevo parlare di una delle tante leggende di epoca antica:L’epopea di Gilagmesh.
Durante l’epoca degli Assiri e dei Babilonesi, credevano ad un mitico re di nome Gilgamesh che prima di diventare re era un uomo comune vestito di pelli di animale per abitudine.
Era sempre alla ricerca dell’immortalità e dell’eterna giovinezza.
Lui dovette affrontare come primo rivale un certo Enkidu,ma poi la storia narra che divennero amici inseparabili. Dopo aver stretto questa sincera amicizia, Enkidu decise di affrontare assieme all’amico Gilgamesh il toro dei cieli e Khumbaba, signore dei boschi di cedro, un gigante dalla forza sovrumana.
Andare all’interno dei boschi era una delle tante prove che i giovani di allora dovevano affrontare per superare tutte le proprie debolezze, i propri attaccamenti ed i propri vizi.
Dopo aver ammazzato il toro dei cieli ed aver affrontato il gigante Khumbaba, gli dei si adirarono e decisero a sorte di ammazzare uno dei due e decisero di ammazzare Enkidu.
Il ragionamento degli dei era anormale,ma anche questo era tipico degli dei!
La morte di Enkidu fece infuriare l’eroe Gilgamesh, che decise di vendicarsi contro gli dei oltre che per ricercare l’eterna giovinezza e l’immortalità. Per farlo doveva superare delle prove, quindi entrò all’interno di una montagna, che aveva una galleria tanto lunga quanto oscura.
Stette dentro la caverna per almeno dodici anni ma già all’ottavo giorno gridò di rabbia e terrore per la troppa oscurità, perché non sapeva più come proseguire.
Gilgamesh però riuscì a superare la porta della galleria oscura e si trovò nel giardino del Sole, dove si trovavano i cespugli con le bacche luminose.
Lì dentro ci viveva Utnapistim, che era un uomo che costruì un’arca per salvarsi dal diluvio universale, con l’aiuto del dio Ea.
Gli disse di distruggere casa sua e di costruire un’arca per salvare solo se stesso e la famiglia dal diluvio universale.
Dopo il diluvio, Utnapistim aveva sempre vissuto dentro il giardino del Sole con sua moglie.
Gilgamesh chiese ad Utnapistim come ricevere l’eterna giovinezza e l’immortalità.
Gilgamesh lo fece lavare in una pozza d’acqua e lo fece vestire decentemente, abbandonando una volta per tutte i suoi vestiti sporchi in pelle d’animale. Intervenne la moglie di Utnapistim e gli disse di andare a trovare una pianta spinosa dentro le profondità del mare. Questa pianta dava il dono dell’immortalità ed era talmente spinosa da pungere ogni mano decidesse di avvicinarsi.
Gilgamesh non si fece sfuggire questa occasione ed andò subito nelle profondità oceaniche a trovare questa pianta.
Dopo averla trovata la estirpò dal terreno e la portò a riva,fece un lungo tragitto con la pianta spinosa in mano, digiunando per giorni interi, poi trovò una pozza d’acqua e non resistette alla tentazione di bagnarsi un’altra volta.
Aveva intenzione di condividere quella pianta con gli anziani del suo villaggio, ma un serpente mangiò tutta la pianta.
Quanto Gilgamesh si accorse che un serpente si mangiò tutta la pianta, cambiando colore della pelle, pianse di rabbia.
Gilgamesh quindi afforntò una seconda volta il gigante Kumbaba uccidendolo e da allora gli dei dovevano premiarlo per tutti i suoi impegni ottenuti.
Gli dei non potevano dargli l’immortalità, né la giovinezza eterna, allora decisero di dargli la regalità. Gilgamesh divenne re di Babilonia.
Il re Gilgamesh rappresenta le tappe della vita che uno deve superare per un percorso iniziatico.
Una leggenda narrata per secoli che ci dimostra che nella vita bisogna affrontare molti ostacoli anche più volte per raggiungere una posizione di successo!
Articolo scritto dallo youtuber Gran Mitico e ridiretto dalla redazione del Cartel del Gaming.
Gran Mitico/ Luigi sauro
Il piacere è mio sto imparando cose nuove e bellissime non vedo l’ora dei prossimi articoli
COn te è un piacere fare queste cose.