Una scoperta archeologica affascinante è emersa dalla famosa città di Pompei: un affresco che potrebbe raffigurare un primitivo prototipo della pizza italiana.
Questo dipinto antico, che ha origine da un’abitazione dell’antica Pompei, risale a circa 2000 anni fa, epoca in cui la città fu distrutta da un’eruzione del vulcano Vesuvio, sembra proprio raffigurare una classica pizza Italiana!
Gli esperti del parco archeologico di Pompei ritengono che l’affresco possa essere una testimonianza del progenitore del nostro moderno piatto. Notando che Pompei si trova solo a 14 miglia da Napoli, riconosciuta come il cuore della pizza moderna, l’idea non è poi così lontana.
L’antico dipinto, nascosto per millenni all’interno di un muro parzialmente rovinato, è venuto alla luce durante gli scavi recenti. Mostra un piatto d’argento su cui poggia un disco di pane, circondato da frutta fresca e secca, come melograni e datteri, con un bicchiere di vino rosso a completare la scena.
Quest’immagine richiama la tradizione ospitale greca del III-I secolo a.C., documentata da scrittori del periodo imperiale romano come Virgilio e Filostrato, dove venivano offerti “doni ospitali” agli ospiti.
Gabriel Zuchtriegel, il direttore di Pompei, ha notato come l’affresco evidenzi i contrasti fra un semplice pasto, che richiama alla mente il bucolico e il sacro, e il lusso dei vassoi d’argento e l’eleganza delle rappresentazioni artistiche e letterarie. Si potrebbe facilmente fare un parallelo con la pizza, nata come cibo umile nel sud Italia, ma che oggi si ritrova persino nei menu dei ristoranti stellati.
Gli scavi recenti hanno rivelato anche un atrio di una casa con un forno adiacente, utilizzato nel tardo XIX secolo. Inoltre, nelle aree di lavoro vicine al forno, sono stati ritrovati gli scheletri di tre vittime, testimoni silenziosi del drammatico passato della città.
Il vulcano Vesuvio, responsabile della distruzione di Pompei, Oplontis e Stabiae nel 79 d.C., rimane uno dei vulcani più pericolosi al mondo, essendo l’unico ancora attivo in Europa. La sua eruzione scatenò un flusso piroclastico di 500°C, uccidendo istantaneamente la popolazione locale. Le correnti piroclastiche, mescolanze dense di gas caldo e materiale vulcanico, sono ancora più pericolose della lava, viaggiando a velocità di circa 700 km/h e raggiungendo temperature fino a 1.000°C.
Pompei e Ercolano furono sepolte nell’eruzione del Vesuvio, ma questa stessa tragedia ha permesso la conservazione straordinaria delle città fino alla loro riscoperta, avvenuta quasi 1700 anni dopo. Gli scavi archeologici continuano a fornire nuovi dettagli sulle vite degli antichi romani, tra cui una strada recentemente scoperta con dimore di pregio dai balconi ancora intatti. Si prevede che le scoperte continueranno, offrendo sempre nuovi spunti sulla storia dell’antica Roma.