La lunga e tumultuata produzione di “Six Days in Fallujah”, un tentativo miserabile di riproporre la guerra in Iraq come uno sparatutto tattico in prima persona, ha iniziato la sua deludente carriera nel 2005, poco dopo la battaglia che ha ispirato il gioco.
Dopo una serie di ritardi, Six Days in Fallujah sarà finalmente rilasciato il 22 giugno, ma solamente in accesso anticipato su Steam, il che suggerisce una mancanza di fiducia nel prodotto finale.
Inizialmente Konami avrebbe dovuto pubblicare il gioco, ma, saggiamente, si è tirata indietro nel 2009, allontanandosi da un progetto che ha attirato critiche pesanti per la sua tematica.
Confrontati con Call of Duty, i cui trame immaginarie esagerate e avventurose sono state per lo più tollerate, Six Days in Fallujah è stato accusato di essere al meglio insensibile, al peggiore una forma di propaganda orribile, per il suo utilizzo di una recente e devastante battaglia come materia di intrattenimento.
Atomic Games, lo sviluppatore originale, ha tentato di giustificare il gioco presentandolo come una sorta di documentario, ma questo concetto è sembrato più una debole scusa che un vero e proprio intento. In effetti, Konami stessa ha definito Six Days un gioco puramente di intrattenimento, sottolineando la mancanza di qualsiasi messaggio politico.
Nonostante gli sforzi per presentare Six Days come una rappresentazione neutrale e coinvolgente della battaglia, il gioco è stato visto da molti non solo come volgare, ma anche come un tentativo patetico di guadagnare simpatia per una guerra impopolare.
Dopo la ritirata di Konami, sembrava che il gioco fosse condannato a rimanere incompiuto. Tuttavia, nel 2021, Six Days in Fallujah è tornato inaspettatamente, sostenuto da un nuovo editore e sviluppatore, Highwire Games.
Nonostante gli anni intercorsi, la premessa del gioco è rimasta deludentemente invariata, presentando ancora una volta la Seconda Battaglia di Fallujah come un’esperienza di gioco eccitante.
L’accesso anticipato del gioco include quattro missioni cooperative su mappe generate proceduralmente, che fanno poco per nascondere l’assoluta mancanza di originalità e innovazione.
Nonostante l’asserzione degli sviluppatori di aver consultato “più di 100 marines e soldati”, oltre a “28 iracheni”, nella realizzazione di Six Days, il gioco mostra una comprensione sorprendentemente superficiale della guerra e delle sue implicazioni.
Il trailer di lancio che evidenzia il “coraggio individuale” dei soldati della coalizione sembra essere più un tentativo patetico di romanticizzare la guerra piuttosto che di affrontare le sue complesse e spesso dolorose realtà.
L’analista del settore Daniel Ahmad ha definito il gioco “un tentativo superficiale di spiegare la guerra illegale in Iraq“, sottolineando ulteriormente l’insensibilità e la mancanza di profondità del titolo.
Rispetto al 2009, quando il concetto di accesso anticipato era ancora inesistente e Valve aveva un controllo più rigido sui giochi presenti su Steam, Six Days in Fallujah si trova ad affrontare un’industria del gioco molto più vasta e diversificata, in cui le polemiche si moltiplicano tra un gran numero di titoli.
Anche se alcune controversie diventano dibattiti culturali ampi, come è recentemente accaduto con Hogwarts Legacy, non prevediamo che il lancio di Six Days in Fallujah susciterà una reazione altrettanto vasta come l’annuncio del gioco nel 2009, nonostante il titolo sarà sicuramente sottoposto a un esame minuzioso.
Per quanto riguarda l’esperienza di gioco di Six Days in Fallujah, i filmati nel trailer sembrano piuttosto imbarazzanti. Gli elementi di simulazione militare presenti nel gioco appaiono goffi e disadatti, simili ma nettamente inferiori ai giochi della serie Red Orchestra e Rising Storm.
Si prevede che Six Days rimarrà in accesso anticipato per almeno un anno prima di raggiungere la sua versione definitiva 1.0.
Tuttavia, date le carenze evidenti e le critiche sin qui ricevute, è difficile prevedere se questo titolo possa migliorare in modo significativo o se continuerà a deludere e a generare controversie.
Grazie della risposta, però qui vedo solo una pesante e legittima, critica politica ad un gioco in un sito di giochi, e non c’è un’opinione solo quella di Ahmad che è bravo nel suo lavoro ma è politicamente (e legittimamente) schierato. Mi paicerebbe leggere un vero articolo non due righe di condanna senza voci diverse. Ma rispetto il Suo spazio e la Sua gestione. I miei migliori auguri anche perché si intuisce che Lei sappia scrivere meglio di così, ma non credo di tornare.
Grazie ancora del Suo tempo.
R.
Ma perché pensa che non ci abbiamo giocato? C’è un embargo per parlare del gameplay ecc, e noi di solito rispettiamo gli embarghi. L’idea politica è stata appositamente inserita in questo gioco e quindi bisogna parlarne! Sopratutto perché il titolo è pessimo e usare la guerra per attirare l’attenzione lo rende ancora peggiore.
Con tutto il rispetto per le opinioni altrui non sarebbe meglio separare idee politiche, legittime, dalla valutazione di un gioco a cui non avete ancora giocato? Altrimenti si rischia di fare come la youtuber che dette zero a Hogwarts Legacy perché le stava sul piloro la Rowlings.