Un’ assurdità assurda, scusate il gioco di parole, ma è meglio il mio gioco di parole che il titolo che andiamo a recensire.
Peaky Blinders The King’s Ransom non va acquistato, sarebbe brutto anche se gratis.
Ricorda quando i videogiochi basati su amate serie facevano temere il peggio, prima che Rocksteady dimostrasse come si potesse fare un gioco eccellente su Batman? Ricordi la marea di titoli sviluppati alla meno peggio, capaci di generare profitti solo perché attraevano un fandom già consolidato, disposto a rinunciare alle aspettative di un autentico videogioco pur di immergersi, seppur brevemente, nel mondo dei propri idoli cinematografici, televisivi o dei fumetti?
Ecco The King’s Ransom.
PER ORDINE DI MAZE THEORY Peaky Blinders: The King’s Ransom si vende come un’avventura e una storia interattiva. È inoltre il primo gioco in realtà virtuale ispirato all’epica serie di gangster.
Tutto questo è vero, ma allo stesso tempo incredibilmente fuorviante.
Il gioco comincia promettendo bene, con una grafica piuttosto suggestiva. Dopo un viaggio in furgone, ti ritrovi a camminare per una strada fatiscente di Birmingham con ‘Red Right Hand’ di Nick Cave in sottofondo. Con una buona direzione artistica e quella canzone potente, sembra davvero di essere entrati nel telefilm. Ti avvicini alla Garrison Tavern, dove incontri l’uomo stesso, Tommy Shelby, doppiato nientemeno che da Cillian Murphy.
peaky blinders king’s ransom Tommy ti informa che è stato contattato da Winston Churchill: una scatola rossa contenente i nomi degli agenti britannici è stata rubata. Sempre patriota, Tommy ti incarica di recuperare la Red Box per Churchill, ma prima vuole che tu “sistemi” un uomo legato nella stanza accanto che ha tradito i Shelby. Tommy poi se ne va, e a te la decisione se uccidere l’uomo, che implora pateticamente per la vita.
Puoi ucciderlo, oppure no.
PEAKY BIRMINGHAM Il gameplay di Peaky Blinders è alquanto limitato, rendendolo più una storia interattiva che un vero e proprio gioco d’avventura. In pratica, ti muovi da un luogo all’altro, eseguendo compiti che non presentano quasi nessuna sfida, raccogliendo oggetti e poi mostrandoli ad altri personaggi che ti forniranno la prossima destinazione da visitare. Vai di posto in posto, recuperando oggetti. Non ci sono enigmi da risolvere, a meno che non consideri l’apertura di una cassaforte con un codice fornito un enigma. Ci sono delle radio da “riparare”, ma non le ripari usando il cervello, basta cercare una valvola a transistor e una batteria che di solito si trovano nelle vicinanze. Una volta riparate, le sintonizzi su un canale per ottenere qualche pezzo di trama opzionale.
peaky blinders king’s ransom Non c’è quasi nessuna sfida in tutto il gioco.
Fondamentalmente, recuperi oggetti e cammini, poi ascolti qualche personaggio.
Risciacqua e ripeti.
I momentdi recupero vengono occasionalmente interrotti da sessioni di spari. Questi momenti rendono il gioco brevemente emozionante, ma i combattimenti sono semplificati all’estremo. Non puoi nemmeno conservare le munizioni, quindi il gioco ti fornisce munizioni che si rigenerano continuamente su cassette o scatole nelle aree dove devi sparare. Non venire qui per gli spari, sono sviluppati alla meno peggio.
IN UN FREDDO INVERNO
Dal punto di vista grafico, il gioco non è poi così male. La direzione artistica degli ambienti è solida, conferendo autenticità alle location, ma i modelli dei personaggi sono rigidamente animati e non sono abbastanza realistici da risultare convincenti né abbastanza stilizzati da risultare piacevoli.
Certo, Tommy somiglia a Tommy, e suo fratello Arthur somiglia ad Arthur, si comporta anche come Arthur, ma i loro modelli e animazioni sono decisamente di seconda categoria.
Peaky blinders king’s ransom Il punto di forza del gioco è la presenza di Cillian Murphy e Paul Anderson come doppiatori nei rispettivi ruoli di Tommy e Arthur. Polly Gray è anche un personaggio principale nel gioco, ma è doppiata da Ruth Gibson, non da Helen McCrory. Gibson si impegna, ma i fan della serie sentiranno la mancanza della mordente interpretazione di McCrory.
Peaky Blinders è un gioco breve, e l’ho finito in poco più di 2 ore, forse 3 al massimo. Racconta una storia insignificante con pochissima profondità drammatica, nonostante tenti disperatamente di essere tragica alla fine. Non è riuscito a suscitare il mio interesse nel mio personaggio, Sammy Taylor, o nella sua zia Rowena Fox, amica d’infanzia di Polly Gray, tanto da farmi preoccupare per ciò che sarebbe accaduto a entrambi.
E ricordi l’uomo all’inizio? Il traditore che potevi scegliere di uccidere o no? Beh non fa alcuna differenza?
Quindi, ecco a voi Peaky Blinders: The King’s Ransom, un adattamento videoludico pre-Arkham, pre-Rocksteady di una amata franchigia con la partecipazione di due membri del cast originale. Gli ambienti sono buoni, ma il gameplay è insipido. L’audio è buono, ma il gameplay di tiro è sciocco. Gli enigmi sono inesistenti e l’unico vero valore che otterrai per i tuoi $29.99 è di condividere per un po’ un mondo con i Shelby, e fumare una sigaretta virtuale.
È davvero difficile consigliarlo a meno che tu non sia un fan accanito della serie e che tu sappia bene che si tratta più di una storia interattiva che ti farà venire sonno!