L’industria dei videogiochi è notoriamente nota per le sue decisioni creative, alcune delle quali ricevono l’applauso del pubblico, mentre altre sono salutate con meno entusiasmo.
Una recente decisione che ha sollevato non poche sopracciglia riguarda la localizzazione italiana dei nuovi titoli della serie Pokémon: Scarlatto e Violetto.
La scelta di inserire sottotitoli in romano ha sorpreso molti. Il romano, come molte altre lingue e dialetti, ha una ricchezza e una storia profonde. Tuttavia, utilizzarlo in un contesto come quello di Pokémon, noto per la sua universalità e capacità di attraversare le barriere culturali, può sembrare una mossa discutibile.
Il primo punto di contestazione riguarda la scelta dei nomi. Gli allenatori sono stati ribattezzati con nomi tipici italiani degli anni ’50. Questa decisione può sembrare nostalgica per alcuni, ma decisamente fuori luogo per una generazione di giovani giocatori che potrebbero non avere alcun riferimento a quei tempi.
Tuttavia, la vera polemica sorge con l’introduzione di un personaggio che non solo parla in dialetto romano, ma è anche caratterizzato da un linguaggio volgare e maschiaccio.
Questo potrebbe già sollevare questioni di inclusività e rappresentazione, ma la situazione diventa ancora più delicata considerando che il personaggio appartiene alla comunità LGBTQ+. Associare un linguaggio volgare e stereotipato a un personaggio di questa comunità può essere visto come offensivo e poco rispettoso, dando l’impressione che ci sia una correlazione tra l’orientamento sessuale e un certo tipo di comportamento o linguaggio.
L’inclusione e la rappresentazione sono temi delicati nel mondo dei videogiochi. Mentre molti sviluppatori stanno facendo passi avanti per garantire che tutti si sentano rappresentati e inclusi, decisioni come questa possono essere viste come un passo indietro.
Mentre la localizzazione e l’adattamento culturali sono pratiche importanti e necessarie per rendere un gioco accessibile a un pubblico globale, è fondamentale che queste decisioni siano prese con sensibilità e rispetto. La cultura, la lingua e l’identità sono aspetti profondamente personali e devono essere trattati con la dovuta attenzione e cura.