Wish: L’Ombra del Passato Disney
La celebrazione del centenario della Walt Disney Company è incarnata nel loro nuovo film “Wish”. Diretto da Chris Buck di “Frozen” e Fawn Veerasunthorn di “Raya e l’Ultimo Drago”, con una sceneggiatura di Jennifer Lee e Allison Moore, “Wish” si concentra sulla stella scintillante nel cielo notturno, simbolo dei desideri degli eroi Disney. Questo film, progettato per incapsulare la magia Disney, risulta però eccessivamente calcolato.
“Wish” pare il risultato di un comitato esecutivo che, utilizzando ChatGPT, mira a creare il film Disney perfetto, seguendo una checklist precisa: il ritorno dei cattivi tradizionali, canzoni in stile hit Disney, una dolce trama familiare, amici eccentrici, e persino goffi animali aiutanti, oltre a battute innocue per bambini e numerosi riferimenti ai precedenti film Disney. Tuttavia, questo approccio calcolato priva il film del cuore e dell’autenticità necessari.
“Wish” si svolge nel regno mediterraneo di Rosas, governato dallo stregone Re Magnifico (Chris Pine). Magnifico custodisce i desideri dei cittadini, trasformati in sfere luminose che loro consegnano al re al compimento dei 18 anni, perdendo così parte della loro individualità. La giovane Asha (Ariana DeBose) aspira a diventare l’apprendista del re, ma scopre presto le restrizioni imposte da Magnifico nel concedere i desideri. Il suo desiderio personale porta alla comparsa di un folletto dorato senza voce, deciso ad aiutarla a liberare i desideri del regno.
Nonostante alcuni momenti brillanti, come il folletto Star, “Wish” soffre per la sua dipendenza eccessiva dall’eredità e dalla nostalgia Disney, senza aggiungere elementi veramente nuovi. Anche i personaggi, inclusa la capra sarcastica Valentino e l’eroina Asha, ricordano troppo i precedenti film Disney, mancando di originalità e memorabilità.
Asha, l’eroina di “Wish”, incarna un archetipo familiare delle eroine Disney: coraggiosa, dal cuore grande, dotata di una splendida voce cantante, e caratterizzata da un’innata goffaggine. Tuttavia, la superficialità con cui vengono esplorate le sue relazioni familiari riduce la profondità del suo personaggio. Il legame con il nonno e la madre è appena accennato, e in un certo punto la sua famiglia viene quasi messa da parte per concentrarsi sul salvataggio del regno da parte di Asha e dei suoi amici. Il rapporto con questi ultimi avrebbe dovuto ricevere maggiore attenzione, ma rimane superficiale, in parte perché i suoi amici sono essenzialmente un riferimento ai sette nani di Biancaneve, ciascuno con caratteristiche e costumi corrispondenti.
Il personaggio che risulta maggiormente penalizzato è però Magnifico, il cui ruolo sembra nascere da un tentativo forzato di soddisfare la richiesta dei fan di rivedere i “cattivi tradizionali” Disney. La sua creazione appare come un compito svogliato, privo di entusiasmo. Nonostante il carisma di Chris Pine, Magnifico resta un cattivo dalle motivazioni e dai tratti di personalità poco coerenti, lontano dagli avversari più affascinanti e complessi della Disney.
Nel tentativo di evocare la nostalgia dei fan per cattivi semplici e iconici come Malefica o Gaston, i creatori di “Wish” hanno reso Magnifico irrimediabilmente malvagio. Il film impiega un espediente narrativo che sottolinea l’assenza di un arco redentivo o di complessità nel personaggio, rendendolo una pallida imitazione dei più memorabili antagonisti Disney, inclusi i suoi poteri magici simboleggiati da una luce verde vorticosa. Questa scelta narrativa limita notevolmente l’interesse e la complessità che Magnifico avrebbe potuto offrire al film.
Le canzoni di “Wish” sembrano dover molto alle loro predecessori Disney, pur tentando di estendersi oltre i confini tradizionali del canone musicale dell’azienda. La canzone di apertura, “Welcome to Rosas”, evoca una versione meno incisiva della celebre canzone di “Encanto”, mentre “Knowing What We Know Now” ricorda “Why We Build the Wall” di “Hadestown”, benché con un significato differente. “This Wish”, la classica canzone del genere “I Want” del film, spicca per l’espressiva interpretazione vocale di DeBose, ma non riesce a compensare la mediocrità di “I’m a Star”, un numero di gruppo che sembra più una parodia dei film Disney, con animali e piante parlanti, che un contributo originale.
In termini di animazione, “Wish” esplora nuovi territori con uno stile ibrido che combina pittura digitale 2D e rendering 3D. Questo tentativo di innovazione rappresenta un passo avanti rispetto alla tendenza a emulare lo stile Pixar, ma il risultato finale appare poco sviluppato e piatto. Sebbene alcune scene esterne, come i panorami stellati e le sequenze in foresta, siano visivamente impressionanti, le scene ravvicinate e gli interni risultano piatti e privi di vitalità, riflettendo in qualche modo la mancanza di profondità del film stesso.
“Wish” avrebbe dovuto essere una celebrazione grandiosa del centenario della Disney, ma si attiene troppo rigidamente al passato, tralasciando l’innovazione e la freschezza che hanno spesso caratterizzato i successi dello studio. Mentre il rispetto per il passato è importante, è la capacità di innovare e raccontare nuove storie che ha sempre contraddistinto i migliori lavori della Disney. “Wish”, purtroppo, sembra più una ripetizione sicura e non ispirata degli elementi classici Disney, finendo per apparire come una parodia involontaria piuttosto che come un’opera genuina e originale.
Nei titoli di coda, invece di presentare immagini tratte dal film, vengono mostrati contorni dorati in stile costellazione di personaggi classici Disney.
Questa scelta simboleggia l’essenza di “Wish”: una pallida imitazione dei grandi film che lo hanno preceduto, senza aggiungere nulla di significativamente nuovo o unico.