Il dilemma di dungeons 4: innovazione narrativa incontra gameplay problematico”
Dopo un lungo attesa, “Dungeons 4” ha finalmente fatto il suo debutto su PlayStation 5, Nintendo Switch, Microsoft Windows e Xbox Series X/S, portando con sé le alte aspettative di un sequel degno della serie. Sviluppato da Realmforge Studios e pubblicato da Kalypso Media, “Dungeons 4” si tuffa in un genere misto, offrendo una fusione di simulazione, strategia e avventura.
Il gioco si apre con una premessa affascinante: il male ha trionfato nel capitolo precedente e ora regna sovrano. La narrazione, portata avanti da una voce narrante affascinante e dotata di sottotitoli in italiano, è in grado di catturare fin da subito. Il doppiaggio è una perla: buono e intriso di una vena simpatica che non guasta mai. Ci troviamo in un villaggio resiliente, pronto a sfidare il dominio del male con un eroe determinato a fare la differenza. Ma c’è un twist: la sorella dell’eroe, che noi impersoniamo, milita nel lato oscuro e ha come scopo quello di sopprimere il fratello ribelle.
L’idea di base è magnifica, ma il gioco fatica a realizzarla a pieno. “Dungeons 4” rompe gli schemi del classico punta e clicca, tentando di rinnovare il genere ma con risultati misti. La grafica è superba, un vero piacere per gli occhi, ma è la visuale di gioco ad angolo elevato a generare confusione, rendendo difficile comprendere gli obiettivi e gestire le azioni dei personaggi. Sebbene il gameplay richieda di selezionare eroi e truppe, spostandoli sul campo di battaglia, la reattività ai comandi lascia a volte a desiderare. Questa imprecisione può trasformare il gioco in un’esperienza frustrante piuttosto che in una sfida piacevole.
La promessa di “Dungeons 4” sembra arenarsi contro le problematiche di gameplay che emergono chiaramente già dalle prime ore di gioco. La meccanica punta e clicca, che dovrebbe essere il cuore pulsante dell’esperienza — similmente a titoli competitivi come “League of Legends” — si perde in una realizzazione che lascia il giocatore con la sensazione di non avere il pieno controllo dell’azione.
La frustrazione è palpabile quando, ad esempio, si ordina l’assalto a un portale nemico e, invece di eseguire, i personaggi si lanciano in combattimenti non richiesti. Questa mancanza di obbedienza ai comandi del giocatore stravolge il concetto stesso di strategia, rendendo il titolo imprevedibile in un modo che poco ha a che fare con la sfida strategica che ci si aspetterebbe.
A questo si aggiunge una visuale isometrica che anziché aiutare, confonde. Nonostante l’uso di uno schermo da 75 pollici, la chiarezza dell’azione rimane offuscata, un problema che non discrimina tra i neofiti del genere e i veterani dei dungeon crawler. La scelta di portare questo stile di gioco sulle console di ultima generazione è discutibile; una realizzazione pensata per PC, o al massimo una versione mobile, sarebbe stata forse più adatta e avrebbe potuto garantire un’esperienza più coerente e soddisfacente.
La mancanza di personalizzazione rappresenta un’ulteriore delusione. In un’epoca videoludica in cui i giocatori sono abituati a plasmare le esperienze secondo i propri gusti e stili, “Dungeons 4” sembra non lasciare spazio a questa esigenza, limitando la libertà di scelta e l’espressione personale all’interno del gioco.
Nonostante le premesse narrative intriganti e una presentazione audiovisiva di qualità, “Dungeons 4” sembra mancare il bersaglio in termini di gameplay e personalizzazione, due aspetti fondamentali che definiscono l’esperienza del giocatore moderno.
