“KONOSUBA – God’s Blessing on this Wonderful World! Love For These Clothes Of Desire!” si presenta come un’esperienza ispirata all’omonimo anime.
Purtroppo, si rivela un’odissea frustrante per i giocatori. La prima grande sfida è la barriera linguistica: l’intera narrazione è in inglese, escludendo chi non è fluente nella lingua. Questo ostacolo iniziale è solo l’apice di una serie di problematiche.
Il gioco si propone come un videogioco d’azione, ma manca di quell’elemento essenziale che rende il genere accattivante: una storia coinvolgente e chiara. I giocatori vengono sommersi da dialoghi prolissi, spesso privi di un filo logico, che si trascinano per più di un’ora senza fornire indicazioni chiare su cosa fare effettivamente nel gioco. Questa mancanza di direzione rende l’esperienza non solo confusionaria, ma anche estremamente tediosa.
Un gioco che per più di un ora ti mette di fronte a dialoghi e dialoghi senza mai farti giocare se non dopo un ora e per poco tempo?
La trama, un elemento cruciale sembra perduta in un mare di dialoghi inconcludenti e azioni poco chiare. Questo lascia il giocatore in uno stato di perplessità, chiedendosi quale sia il vero scopo del gioco. Inoltre, la fedeltà alla serie originale non basta a salvare il gameplay dall’essere monotono e poco stimolante.
Il gameplay di “KONOSUBA – God’s Blessing on this Wonderful World! Love For These Clothes Of Desire!” rappresenta un vero enigma. Si presenta come un mix tra visual novel e gestione del tempo, ma fallisce nel trasmettere al giocatore un senso di direzione o scopo. La meccanica principale sembra ruotare attorno all’assegnazione di lavori ai personaggi principali per tre giorni alla settimana, una dinamica che dovrebbe essere interessante ma che si rivela piuttosto opaca.
In teoria, ogni lavoro assegnato dovrebbe portare a guadagni in denaro e componenti per la creazione di vestiti, una premessa che suona promettente. Tuttavia, questo aspetto del gioco è così sottosviluppato e mal spiegato che diventa difficile capire l’effettivo impatto delle proprie scelte.
Anche se ci sono accenni a preferenze dei personaggi per certi lavori, e la possibilità di sbloccare scene extra a seconda delle assegnazioni lavorative, questa mancanza di chiarezza trasforma quello che potrebbe essere un elemento strategico in un’attività ripetitiva e priva di significato.
Inoltre, il sistema di punti affetto e le scelte di dialogo, che dovrebbero guidare il giocatore verso vari finali, sono così mal integrati nel contesto generale del gioco da lasciare l’impressione di essere più un dopo-pensiero che un elemento centrale del gameplay. Questa mancanza di coesione tra le diverse meccaniche di gioco contribuisce a un’esperienza frammentaria e deludente.
In conclusione, il gameplay di “KONOSUBA” non solo manca di chiarezza e direzione, ma è anche incapace di fornire quella sensazione di coinvolgimento e divertimento che ci si aspetterebbe da un gioco che porta il nome di una serie anime tanto amata. Ciò che doveva essere il cuore pulsante del gioco si trasforma invece in un labirinto di scelte poco chiare e meccaniche sconnesse, lasciando il giocatore in uno stato di confusione e frustrazione.