l’Italia è impazzita e non tornerà mai più indietro
Nel 2025 il web italiano è un buco nero di schifo colorato, e dentro ci sta lui: il brainrot italian. Una peste digitale. Un virus mentale. Un’allucinazione collettiva dove gli animali parlano in voci robotiche, vestiti da rapper del discount, mentre dicono stronzate a raffica tipo “tralalero tralala”, “bombardiro crocodilo” e altri suoni da TSO immediato. Ma il punto è proprio questo: ci piace. Ci godiamo nel vedere un pollo con la faccia umana che balla davanti a una croce mentre urla “mi hanno messo le scarpe della Coin”… e ci stiamo dentro di brutto.
Il brainrot non nasce come contenuto intelligente. Nasce per decomporre il cervello. È roba che ti fa ridere mentre ti chiedi se sei diventato scemo. E forse sì. Ma non sei solo: sei in compagnia di milioni di altri italiani che nel 2025 si scrollano TikTok con l’espressione di chi ha appena sniffato un evidenziatore.
Questo trend ha preso la formula classica del meme – immagine + testo – e l’ha frullata con l’IA, i voice generator, e una valanga di nostalgia tossica. I personaggi sembrano presi da libri delle elementari disegnati sotto acido, i messaggi sono un delirio di parole senza senso e citazioni fuori contesto. Il tutto condito da un montaggio che sembra fatto con i piedi, apposta.
perché funziona
Perché stiamo tutti impazzendo, e il brainrot è l’unica cosa che ci fa sentire vivi. È l’umorismo al contrario: più fa schifo, più ci fa ridere. È ironia meta-meta-postmoderna dove nulla è serio, nulla è sacro, nulla è logico. È l’Italia che si guarda allo specchio e si prende per il culo da sola.
E poi, diciamolo: dopo anni di influencer finti, contenuti patinati, “life coaching” da due soldi e video motivazionali pieni di frasi fatte… un coccodrillo che urla “io sono l’armata del Signore” mentre vola sopra una città in fiamme con le ali della Lidl è tutto quello che ci meritiamo.
Come tutte le robe che diventano virali, anche il brainrot rischia di crepare sotto il peso della sua stessa popolarità. Appena inizieranno a farci sopra le magliette da Zara o i reel “ispirazionali” con musica chill sotto, sarà finita. Ma intanto ce lo godiamo. Anzi, ce lo becchiamo in faccia come uno schiaffo di pura demenza digitale.
Domani ci sarà ancora?
Forse. Ma magari domani saremo già oltre. Magari rideremo di una foglia parlante che recita l’Inno di Mameli con la voce di Mario Giordano remixata. Oppure no. In ogni caso, ricordatevi questo:
il brainrot non lo scegli, è lui che sceglie te.
Allora sicarios, ora tocca a voi:
qual è il brainrot più assurdo che avete mai visto? fatecelo vomitare nei commenti.