Oggi parliamo di un oggetto metallico a forma cubica, chiamato Cubo di Wolfsegg che, secondo gli esperti, è stato costruito artificialmente milioni di anni fa.
Uno strano oggetto cubico trovato nel 1885 e nominato Cubo di Wolfsegg, rimane un mistero fino a oggi, in quanto potrebbe essere la prova della tecnologia avanzata sulla Terra, di decine di milioni di anni fa.
An Oopart è l’acronimo inglese di “Out Of Place Artifact”, termine coniato dal naturalista e criptozologo americano Ivan T. Sanderson, per designare un oggetto di interesse archeologico o paleontologico, di difficile collocazione storica.
Esattamente, questo è il Cubo di Wolfsegg, un pezzo di metallo che sfida tutto ciò che sappiamo della storia tradizionale.
Nell’autunno del 1885, uno degli operai di una fonderia di Schöndorf, in Austria, estrasse un blocco di lignite da un deposito di Wolfsegg. All’interno di questo blocco, c’era uno strano corpo di metallo, con caratteristiche insolite.
Un articolo pubblicato sulla rivista Nature, nel suo 35° volume, pubblicato nel novembre 1886, spiegava che l’oggetto era praticamente un cubo con una profonda incisione. Misurava 67 x 67 x 47 millimetri e pesava 785 grammi.
Test e ipotesi
Nel 1886 fu esaminato dall’ingegnere minerario Adolfo Gurlt, professore di geologia all’Università di Bonn e lo ha presentato ad una conferenza della Natural History Society.
Durante il dibattito, è stato ipotizzato che si trattasse di un estratto di un meteorite caduto sulla Terra in un tempo remoto. Tuttavia, molti dei presenti hanno concluso che l’oggetto sembrava fatto artificialmente.
Il Museo di storia naturale di Vienna fece un’analisi successiva nel 1966, dove disse che aveva un’alta possibilità di essere un pezzo di ghisa artificiale.
Utilizzando una tecnica di microanalisi a raggi catodici, si scoprì che nel pezzo non c’era traccia di nichel, cromo o cobalto, che sono presenti nei meteoriti.
La mancanza di zolfo ha mostrato che non era nemmeno pirite, ma conteneva il 45,4% di ferro.
Ogni test effettuato all’epoca, concludeva che era stato realizzato con tecniche molto avanzate e che la sua lega non era presente in natura.
Nel 1973 si concluse che il pezzo era stato fuso utilizzando una tecnica nota come “cera persa”. Questo antico stampaggio era ben noto agli archeologi, poiché con esso si ottenevano figure metalliche, mediante uno stampo realizzato con cera d’api.
In genere lo stampo veniva ricoperto con un impasto di argilla, messo in un forno e la cera fusa fuoriusciva da uno dei fori predisposti, mentre questa si induriva. Successivamente veniva iniettato il metallo fuso, ottenendo la forma del contenitore finale.
Il problema si presentò qualche tempo dopo, quando si scoprì che i blocchi di carbone da cui era stato estratto il pezzo, erano stati considerati dai sistemi di datazione geologica, appartenenti al Terziario.
Il Terziario è il nome di un’era geologica, estesa da -65 a -2,8 milioni di anni fa, quindi il Cubo di Wolfsegg potrebbe appartenere a questo periodo di tempo.
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