Lo abbiamo giocato su meta Quest 3 e ora vogliamo raccontarvi la nostra esperienza.
William ti rivela una verità sconcertante: sei stato infettato da spore aeree letali. Queste spore non solo minacciano la tua vita, ma portano con sé il rischio di una catastrofe globale. La narrazione si sviluppa attorno a un dilemma cruciale: sarà in grado di aiutarti a trovare una cura non solo per te stesso, ma anche per evitare un’apocalisse a livello planetario?
Questa trama, avvincente e carica di tensione, pone il giocatore di fronte a decisioni difficili e a una lotta disperata per la sopravvivenza, non solo personale, ma dell’intero pianeta.
“Genotype” è un entusiasmante gioco di tipo FPS (First-Person Shooter) progettato per essere giocato in solitaria, incentrato fortemente sulla trama. Questo aspetto risulta particolarmente apprezzabile, specialmente per gli appassionati di giochi VR che prediligono una narrazione coinvolgente. Già dalle prime fasi del gioco, emerge una forte ispirazione da un classico del genere, “Metroid Prime”. Tuttavia, “Genotype” va oltre la semplice imitazione, proponendo un’esperienza che si allinea perfettamente con lo slogan “esplora, adatta, sopravvivi”, un richiamo evidente allo spirito di “Metroid”.
Il cuore dell’azione in “Genotype” si concentra sull’esplorazione di una vasta struttura per raccogliere nove campioni di DNA necessari a sviluppare una cura. La dimensione della struttura è impressionante, offrendo al giocatore un ambiente ampio da esplorare. Un elemento fondamentale del gioco è la mappa, che si rivela essenziale per l’orientamento, in quanto visualizza solo le aree già esplorate. Questa caratteristica acquisisce importanza dato che le varie sezioni della struttura possono apparire simili, aumentando il rischio di disorientamento senza un frequente riferimento alla mappa.
In “Genotype”, mentre procedi nell’esplorazione, ti imbatterai in una varietà di nemici, inclusi quelli che sembrano essere boss. Questi ultimi, tuttavia, si presentano più come mutazioni di dimensioni maggiori con una salute più elevata, piuttosto che nemici dal design più minaccioso e imponente. Questo aspetto potrebbe non soddisfare pienamente le aspettative di chi cerca sfide più imponenti e artisticamente elaborate.
Per contrastare i nemici, il gioco introduce un intrigante arsenale di armi ottenibili attraverso una stampante 3D incorporata nel guanto del personaggio. Per utilizzare queste armi, devi trovare i relativi progetti sparsi per la stazione. Questo sistema di armi, che ricorda la meccanica dei sistemi a cordone di “Bonelabs”, è innovativo e arricchisce l’esperienza di gioco. Tuttavia, il processo di cambio delle armi in battaglia può rivelarsi complicato, specialmente quando sei sotto attacco da parte di più nemici. La necessità di selezionare l’arma adeguata mentre si schiva gli attacchi aggiunge un livello di sfida che può risultare sia stimolante sia leggermente frustrante.
Il sistema di combattimento in “Genotype” si arricchisce grazie alla varietà di mutazioni disponibili, ma, nonostante questa diversità, emerge una certa ripetitività a metà gioco. I nemici tendono a utilizzare due stili di attacco principali: proiettili e cariche. Di conseguenza, il combattimento si riduce a una routine di sparatoria e attacco, con una tattica semplice che si rivela efficace contro tutti i nemici.
Bolverk VR, lo sviluppatore di “Genotype”, ha cercato di aggiungere varietà introducendo nuove meccaniche di gioco. Una di queste è l’abilità “Brainlink”, che ti consente di trasferire la tua coscienza in una piccola mutazione per esplorare ambienti ristretti come prese d’aria o superare ostacoli in apparenza insormontabili. In aggiunta, il gioco introduce delle sezioni dedicate al nuoto, dove la sfida principale è rappresentata dalla gestione dei livelli di ossigeno, richiedendo al giocatore di cercare bolle d’aria per sopravvivere.
Sebbene “Brainlink” aggiunga elementi di puzzle e esplorazione, sembra non spingere del tutto i limiti di queste dinamiche. Le sfide consistono prevalentemente nel trovare pannelli di controllo e profili biometrici che possono essere integrati nei guanti del giocatore. Questo approccio porta una certa freschezza al gameplay, ma potrebbe non essere sufficiente per i giocatori alla ricerca di enigmi più complessi o meccaniche innovative.
Dal punto di vista visuale, “Genotype” dimostra quanto il team di sviluppo abbia sfruttato al massimo le potenzialità del Meta Quest 2. Il risultato è un gioco dall’aspetto eccezionale: la struttura, i mostri variopinti e l’infezione che si diffonde nell’ambiente sono rappresentati con grande dettaglio e realismo. Anche le scene all’aperto, caratterizzate da visibilità limitata a causa delle tempeste di neve – un dettaglio congruente con l’ambientazione antartica – contribuiscono all’immersione del giocatore nell’atmosfera del gioco.
Nonostante sia un titolo nativo per Quest, “Genotype” mostra alcune limitazioni tecniche, come l’assenza di ombre in tempo reale e texture meno dettagliate.
Per quanto riguarda il sound design, “Genotype” svolge un lavoro soddisfacente senza eccellere. La recitazione vocale è di alta qualità, anche se talvolta manca di emotività o il timing nell’umorismo non è perfetto. I suoni ambientali sono ben realizzati, contribuendo all’atmosfera della struttura e delle aree esterne, mentre la musica di sottofondo, pur non essendo protagonista, si adatta bene all’atmosfera generale e all’ambientazione del gioco, rispettando le scelte di design.
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“Genotype” presenta alcuni problemi che incidono sull’esperienza di gioco. Un aspetto che emerge è l’imprecisione del cerchio di posizione, una caratteristica fondamentale per un’esperienza VR fluida e intuitiva. Inoltre, la grafica, nonostante sia impressionante in termini di qualità, tende a essere ripetitiva, con ambienti e texture che non variano abbastanza per mantenere l’interesse visivo costante.
L’interattività generale del gioco è un altro punto debole. Gli elementi del mondo di gioco potrebbero offrire più opportunità di interazione per aumentare l’immersione e l’engagement del giocatore. La decisione di utilizzare due guanti nel gameplay complica ulteriormente le cose, in particolare nel processo di caricamento delle armi. Questa meccanica, sebbene potenzialmente innovativa, risulta poco pratica, specialmente in situazioni di combattimento intenso, dove la necessità di caricare un’arma mentre si affrontano nemici può diventare eccessivamente complessa.
Nonostante queste criticità, “Genotype” rimane un’esperienza VR intrigante e visivamente impressionante, che spinge i limiti tecnici del Meta Quest 2, trovandosi bene sul Meta Quest 3 e offre momenti di gameplay avvincenti e un’atmosfera coinvolgente.