Nel mondo del crimine, dove l’astuzia e la precisione sono tutto, a volte è il più umano degli errori a rovinare i piani meglio architettati.
Questa è la storia ironica di come un panino, sì proprio un panino col salame, sia diventato l’inaspettato protagonista nella cattura di Leonardo Notarbartolo, il cervello dietro la famigerata “Rapina del Secolo” all’Antwerp Diamond Centre.
Immaginate la scena: Anversa, 2003. Il Diamond Centre, una fortezza apparentemente impenetrabile, viene derubata di gioielli per un valore di centinaia di milioni. La “Scuola di Torino”, una banda di ladri quasi mitologici, esegue un furto così sofisticato che sembra uscito da un film di Hollywood. Tra tecnologia d’avanguardia e tattiche da spionaggio, il furto era perfetto. O quasi.
Entra in scena il nostro panino col salame. Dopo il colpo, mentre la polizia setaccia ogni possibile indizio, si imbatte in una discarica non lontana dalla scena del crimine. Tra i rifiuti, un sacchetto di immondizia che sembrava gridare “esaminami!”. E cosa trovano? Avanzi di un panino col salame, una bottiglia d’acqua e, ciliegina sulla torta, la prova regina: una ricevuta di un videonoleggio. Sembra il kit di sopravvivenza di un ladro di gioielli, non trovate?
Ora, il colpo di genio: gli investigatori esaminano il DNA sui resti del panino (sì, hanno fatto anche quello) e, sorpresa sorpresa, trovano una corrispondenza con Notarbartolo. Un colpo di scena degno di Agatha Christie, se non fosse che qui stiamo parlando di vita reale.
Da maestro del crimine a vittima di un panino, Notarbartolo viene arrestato, trasformando quello che avrebbe potuto essere un crimine perfetto in un caso da manuale su come non lasciarsi alle spalle tracce incriminanti, soprattutto se hanno la forma di un panino.
In conclusione, cari lettori, la morale della storia è semplice: anche nel crimine, l’attenzione ai dettagli è tutto. E forse, la prossima volta, scegliete qualcosa di meno tracciabile di un panino col salame come spuntino post-furto.